Accelerazione del recupero crediti, prevenzione e risoluzione concertata delle situazioni di crisi aziendale, introduzione di una fase di allerta preventiva per anticipare l’insorgere della crisi. Sono alcune delle novità a sostegno di imprese, creditori e debitori introdotte dalla riforma della legge fallimentare dello scorso ottobre.
Tra le normative e le relative applicazioni portate in dote dalla riforma, tante riguardano da vicino il mondo del recupero crediti. Vediamole nel dettaglio.
Come cambia la crisi d’impresa: cancellata la parola “fallimento”
Prima di tutto, la riforma introduce una operazione di cosmesi lessicale: non si parla più di imprenditori “falliti” o di “fallimenti” ma di liquidazioni giudiziali. Non è un mero fatto lessicale ma un nuovo modo di intendere la crisi imprenditoriale. Come ha spiegato l’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando, «non è solo un cambiamento linguistico, perché la persona che ha avuto una sconfitta imprenditoriale potrà ritentare e non ci saranno più i vincoli che glielo impediscono», considerato che «uno può essere un buon imprenditore nonostante una prima esperienza imprenditoriale non felice».
L’obiettivo principale della riforma è quello di evitare per quanto possibile le singole situazioni di crisi, così da scongiurare le pericolosissime reazioni a catena che coinvolgono molto spesso i fornitori delle aziende in difficoltà. Viene accelerato il recupero dei crediti e, in ogni caso, viene posta come priorità assoluta la continuità aziendale, intesa anche come garanzia per i creditori. La crisi e l’insolvenza non dovranno più segnare necessariamente la fine dell’azienda, ma saranno episodi fisiologici durante il percorso di un’attività di impresa.
La fase preventiva di allerta e il recupero crediti in 6 mesi
Per facilitare l’emersione della crisi in una fase precoce, quando la situazione non è ancora compromessa, la legge ha introdotto una fase preventiva di allerta, che può essere attivata direttamente dal debitore oppure dal tribunale. Va sottolineato che, nel primo caso, l’imprenditore potrà godere di speciali misure premiali, con il supporto di uno specifico organismo messo a disposizione dalla Camera di Commercio. Se la procedura non fosse volontaria, invece, spetterà al tribunale convocare il debitore in via confidenziale, per mettere al suo fianco un esperto in grado di aiutarlo nelle fasi successive. A partire dall’avvio della fase preventiva di allerta, in entrambi i casi, il debitore avrà sei mesi di tempo per raggiungere un accordo con i propri creditori. Ampio spazio anche a strumenti di composizione stragiudiziale, per favorire le mediazioni tra creditori e debitori e ottimizzare la gestione delle insolvenze.
La liquidazione giudiziale che nasce da questa riforma è vista come una extrema ratio da evitare in tutti i modi. Va sottolineato a questo proposito che la nuova legge va a ridurre sia i costi sia la durata delle procedure concorsuali. Per rendere possibile un nuovo inizio all’imprenditore, poi, c’è in generale la volontà di rendere più rapidi tutti i passaggi per la sua esdebitazione, con una repentina liberazione dei crediti non soddisfatti.
Cosa cambia per i creditori?
Le novità, come visto, non sono poche, e nemmeno di scarsa importanza. Non sarà più possibile procedere con il concordato finalizzato alla liquidazione dell’impresa, a meno che non ci sia un’iniezione di denaro liquido che aumenti la soddisfazione dei creditori. Dal punto di vista degli stessi creditori, la riforma della legge fallimentare rende ancora più impellente la necessità di gestire in maniera efficiente il rischio di credito, nonché quella di attivare in tempi rapidi delle azioni di recupero dei crediti. Per questo motivo Advancing Trade ha affiancato alla propria offerta un servizio specifico per la gestione del credito fresco, pensato appositamente per risolvere in modo rapido le situazioni creditorie: così facendo, il professionista può contare su una maggiore probabilità di successo in tempi più brevi, senza peraltro distogliere l’attenzione dal proprio core business.