L’aumento delle insolvenze conseguente al prolungarsi della crisi economica, sommato alla lentezza dei tempi di recupero nei procedimenti civili, ha reso difficile lo smaltimento dei crediti deteriorati o Non Performing Loans (NPLs) in Italia, oggi al centro di numerosi dibattiti.
I crediti in sofferenza gravano sui bilanci di numerosi istituti bancari, una delle soluzioni potrebbe essere la cessione di tali crediti, frenata però dall’ampia differenza esistente tra il prezzo cui le banche sarebbero disposte a vendere crediti in sofferenza ed il prezzo a cui gli operatori specializzati sono disposti a comperare, il cosiddetto spread bid/ask.
La differenza media percentuale tra prezzo esposto in bilancio dalle banche italiane (ask) e prezzo di acquisto degli operatori specializzati (bid) è di circa 19 punti percentuali, spread dovuto principalmente all’applicazione di diversi criteri di valutazione dei crediti in sofferenza.
Le regole di valutazione dei crediti deteriorati esposti nei bilanci della banche prevedono che il valore del credito sia pari al valore attuale dei flussi di cassa futuri attesi nel futuro. Nello scontare i flussi di cassa futuri deve essere usato il tasso di interesse effettivo originario dell’operazione.
Cosa deve fare la banca
- stimare l’ammontare effettivamente recuperabile, tenendo conto anche delle garanzie esistenti e i tempi previsti per il recupero
dedurre i costi diretti della gestione dei NPLs, ma non i costi indiretti (quali costo del personale interno o commissioni dei servicer esterni addetti ai recuperi)
La valutazione dei crediti deteriorati
Gli investitori di mercato, avendo una prospettiva economica diversa da quella delle banche, possono utilizzare diversi metodi di valutazione delle sofferenze, e in particolare:
- stimare in maniera diversa i flussi di cassa futuri attesi, a causa delle asimmetrie informative presenti sul mercato del credito;
- considerare nel calcolo del prezzo di acquisto offerto tutti i costi che dovranno supportare nel corso del processo di recupero sia quelli diretti che quelli indiretti;
- a parità di flussi futuri attesi, essi utilizzano un tasso di attualizzazione molto più elevato di quello usato dalle banche, che include un premio per il rischio, tanto più ampio quanto maggiore è la dispersione dei possibili recuperi intorno al loro valore medio.
Cosa fare per ridurre il bid/ask spread sui NPL
Migliorare l’informativa sui tassi di recupero
Il miglioramento dell’informazione circa i possibili tassi di recupero ridurrebbe grandemente l’asimmetria informativa tra le banche cedenti ed i potenziali acquirenti dei crediti deteriorati.
Nel caso di crediti secured poter essere in grado di fornire informazioni circa le caratteristiche delle diverse esposizioni creditizie consente agli acquirenti di completare le proprie analisi dei portafogli da acquistare in tempi brevi, riducendo i costi e le incertezze delle valutazioni.
Anche avere a disposizione delle stime pubbliche dei tempi medi di escussione delle garanzie reali e personali e dei relativi tassi medi di recupero potrebbe agevolare un allineamento delle parti
Ridurre il costo medio del capitale
La costituzione di società veicolo (in inglese SPV – Special Purpose Vehicle) per la cartolarizzazione dei crediti deteriorati consente di finanziare l’acquisto dei crediti deteriorati con un meccanismo di leverage – cioè con ricorso a capitale di debito che si aggiunge al capitale di rischio – che consente di ridurre il costo medio del capitale per il finanziamento delle posizioni cedute.
I meccanismi predisposti dal governo con la garanzia statale sulla tranche senior (GACS) e promossi dalle banche mediante il Fondo Atlante, vanno proprio nella direzione di ridurre il costo medio del capitale degli SPVs con un effetto positivo sul prezzo di cessione.
Diminuire i tempi di recupero
Tale fattore incide largamente sull’ampiezza dello spread bid/ask, minori tempi di recupero implicano minore incertezze sui recuperi e minori oneri di finanziamento delle posizioni e dunque prezzi di cessione più elevati.
Diversificare i portafogli ceduti
Se invece di costituire un SPV per ogni banca cedente vi fosse un unico veicolo a livello di sistema che mettesse in un unico pool i crediti deteriorati ceduti, il rischio per gli acquirenti delle tranche junior diminuirebbe sensibilmente.
Infatti, con un portafoglio concentrato su pochi settori e aree geografiche, vi è maggiore probabilità che si manifestino eventi estremi, viceversa un portafoglio ampio e diversificato avrà una compensazione tra gli esiti delle varie pratiche e le situazioni di recupero quasi totale / recupero quasi nullo avranno una bassa probabilità di manifestarsi.