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Imprese, sofferenze in calo e NPL verso livelli pre-crisi

Il più recente rapporto “Outlook ABI-Cerved sulle sofferenze delle imprese”, relativo alle sofferenza bancarie 2018-2019, ci dice che negli ultimi 18 mesi è continuata la riduzione progressiva degli stock delle sofferenze accumulate dagli istituti di credito italiani.

Confrontando i dati di giugno 2019 con quelli di marzo 2018, infatti, si scopre una diminuzione di ben 21 miliardi di euro. Prima di andare più in profondità con i dati dell’Osservatorio ABI, però, ricordiamo brevemente come funzionano i crediti deteriorati delle banche, ovvero quelli che a livello internazionale sono noti come non-performing loan (NPL).

Gli NPL delle banche italiane

A cosa ci si riferisce, nello specifico, quando si parla degli NPL delle banche italiane, nel 2018 e negli anni precedenti? Di fatto si fa riferimento a tutta quella gamma di crediti deteriorati degli istituti di credito, e quindi ai prestiti per i quali la riscossione è decisamente dubbia.

Tutto questo si traduce nella maggior parte dei casi in esposizioni rischiose delle banche nei confronti di soggetti che, per vari motivi, non risultano capaci di rispondere alle proprie obbligazioni, e quindi di pagare le rate del proprio debito nei confronti degli istituti.

Gli NPL, va sottolineato, non sono tutti uguali. Nello specifico, la Banca d’Italia prevede tre categorie differenti.

Si inizia infatti con le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate, le quali raccolgono crediti scaduti e/o sconfinanti da oltre 90 giorni.

Più gravi sono le inadempienze probabili, ovvero tutti i crediti per i quali le banche giudicano improbabile il pagamento senza ricorrere all’escussione delle garanzie. Solitamente in questa seconda categoria rientrano soprattutto i debiti di imprese in difficoltà.

La terza categoria racchiude i casi più gravi per l’istituto bancario. Si parla infatti delle sofferenze, e quindi dei crediti verso dei debitori in stato di insolvenza. Le sofferenze, per essere definite tali, non abbisognano dell’accertamento giudiziale della non solvibilità. Ed è proprio su quest’ultima categoria di NPL che si concentra.

Vista la complessità e la delicatezza del tema, uno strumento utile può essere la consulenza di società come AT SPA, che da anni si occupa di acquisto e gestione NPL, per la precisione valutazioni di portafogli di crediti deteriorati finalizzata alla valutazione e all’eventuale acquisto.

NPL banche italiane 2018: i dati dell’osservatorio ABI

Torniamo dunque a quanto pubblicato dall’osservatorio ABI sulle sofferenze bancarie. Come anticipato, il trend è positivo, anche se questi sviluppi sembrano destinati a stabilizzarsi per via dell’ormai esplicito rallentamento dell’economia del Paese.

Nel 2018, va evidenziato, sono calati ulteriormente i tassi di ingresso in sofferenza, arrivando al 2,5%, e quindi andando a raggiungere i valori relativi al 2009 – ancora piuttosto lontani, in ogni caso, dai livelli pre-crisi, che nel 2008 si attestavano all’1,7%.

A livello territoriale, la situazione si dimostra in miglioramento in tutta Italia, fatta eccezione per le regioni del Nord-Ovest, dove i dati relativi agli NPL 2018 si mostrano stabili o in leggerissimo aumento, attestandosi al 2,1%.

È invece nelle regioni dell’Italia centrale e meridionale che si incontrano le riduzioni più forti, con le regioni del Centro che passano dal 3,6% al 4,1%, e con le regioni del Sud che passano dal 4% al 3,5%, restando in ogni caso ben lontane dai valori relativi al 2008 (rispettivamente all’1,8% e al 2,2%). Per quanto riguarda il Nord-Est, il dato del 2018 è dell’1,7%, non molto lontano dal 1,4% di dieci anni prima.