Che molto spesso i pagamenti della Pubblica amministrazione arrivino in ritardo non è certo una novità. Anzi. In Italia si può tranquillamente parlare di problema cronico e ampiamente diffuso, dai piccoli Comuni ai capoluoghi di Provincia, passando per la Sanità e gli altri dicasteri.
Crediti verso la Pubblica Amministrazione: i dati
Se ne era ampiamente parlato nel 2012, quando i crediti verso la Pubblica Amministrazione vantati da grandi aziende e PMI avevano raggiunto il tetto record del 5,8% del PIL reale del Paese. Di fronte ad un simile primato, il Governo era intervenuto fissando dei tempi massimi per i pagamenti ed elargendo 45,5 miliardi di euro per tamponare i ritardi. Quelle misure non sono però valse a risolvere il problema: a livello europeo, quanto ai ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, siamo al terzo posto. Peggio di noi solamente Grecia e Portogallo.
Secondo l’indagine di Banca IFIS, incentrata su dati ufficiali Istat e Bankitalia, i debiti commerciali della PA ammontavano nel 2016 a 61 miliardi di euro. Pur stimando 28 miliardi di euro come fatture ancora da saldare ma in linea con i termini previsti dagli accordi presi con le imprese, restano 33 miliardi di arretrati. In confronto al 2012 – quando la cifra totale si aggirava sui 91 miliardi – c’è stato un miglioramento, non abbastanza però per rassicurare le PMI.
Nel 2016 alle PA sono stati elargiti beni e servizi per un totale di 158,9 miliardi, dei quali però solo il 72% sono stati effettivamente pagati entro i termini. Stando ai dati dell’indagine, le aziende che nel 2016 avevano lavorato per le PA, a fine anno contemplavano complessivamente un buco di oltre 40 miliardi.
Pagamenti della PA: le novità della Legge di Bilancio
Oggi il ritardo nei pagamenti delle PA viaggia mediamente tra i 41 e i 55 giorni, con punte di 71,5 giorni che fanno generalmente capo alle ASL. Proprio alla sanità va riconosciuto il 35% dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione. Fanno meglio, ma non troppo, i Comuni capoluoghi di provincia, i quali sono bollati come ritardatari nel 77,2% dei casi, con una media di 51,5 giorni di indugio prima di pagare.
Va evidenziato il fatto che la Legge di Bilancio 2018 ha portato importanti cambiamenti per quanto riguarda i pagamenti delle PA: a partire da marzo, infatti, sono aumentati i controlli sui fornitori prima di effettuare il versamento. Se fino a febbraio questi monitoraggi venivano effettuati solo per operazioni con importo maggiore ai 10 mila euro, dal 1° di marzo i controlli scattano per tutti i pagamenti da parte delle PA superiori ai 5 mila euro. Il blocco dei pagamenti – sopra quella soglia – scatta automaticamente per tutti i fornitori di PA che hanno debiti di carattere fiscale. Contestualmente, la durata di sospensione dei pagamenti è passata dai precedenti 30 giorni agli attuali 60 giorni.
Come recuperare il credito verso la Pubblica Amministrazione
Per permettere alle aziende messe in difficoltà dal ritardo nel pagamento di una PA di ottenere liquidità in tempi rapidi, alcune società specializzate nella gestione del credito si sono attivate per offrire soluzioni di factoring. La stessa Advancing Trade, in partnership con il fondo londinese KNG, si offre di acquistare i crediti performing delle Pubbliche Amministrazioni. Più nel dettaglio, la società multinazionale acquista pro-soluto le fatture emesse verso la PA e si impegna nell’acquisto anche delle fatture successive. In questo modo, le aziende possono ottenere liquidità immediata, senza dover attendere i lunghi tempi degli enti pubblici, riducendo i crediti in bilancio.