Non è raro incappare in debitori che, sperando di proteggere i propri risparmi, decidono di depositare somme più o meno ingenti in un conto corrente all’estero. Parallelamente, non sono pochi gli italiani che ogni anno si trovano a dover gestire dei crediti in sofferenza verso debitori residenti all’estero.
La domanda sorge spontanea: in casi estremi, è possibile procedere con il pignoramento del conto corrente estero per il recupero crediti? La risposta è sì, ma ci possono essere degli ostacoli da affrontare.
Il pignoramento del conto corrente, in breve
Prima di parlare del pignoramento del conto estero, è bene ricordare brevemente il funzionamento del ‘semplice’ pignoramento del conto corrente. Prima di tutto, è necessario sottolineare che, per pignorare un conto corrente, è necessario che il creditore possa esibire un titolo esecutivo, ovvero un documento in grado di certificare l’entità del credito. Sono considerati dei titoli esecutivi i decreti ingiuntivi (a 40 giorni dalla notifica), le sentenze di condanna, i contratti di muto, gli assegni, le cambiali nonché gli atti stipulanti mediante notaio.
Di caso in caso, poi, esistono delle limitazioni sulla cifra pignorabile. In un conto cointestato sarà per esempio possibile prelevare solo la metà della somma presente, mentre di fronte a un conto corrente in cui l’unico accredito è costituito dalla pensione o dallo stipendio, si potrà pignorare solo una parte parziale delle somme depositate, facendo distinzione tra i versamenti effettuati prima e dopo dell’avvio della procedura.
Per attuare il pignoramento del conto corrente è obbligatorio partire con un atto di precetto, che costituisce l’ultimo avviso per il debitore, il quale viene invitato ancora una volta a pagare quanto dovuto entro 10 giorni.
Dopodiché è possibile procedere con la notifica dell’atto di pignoramento vero e proprio, da far avere sia al debitore che alla banca di riferimento. Quest’ultima, da quel momento in poi, è tenuta a bloccare la somma pignorata.
Nel caso in cui il conto corrente contenga un saldo superiore all’entità del debito, sarà possibile bloccare l’intera entità del credito più il 50%, il quale potrà eventualmente servire per pagare gli interessi e le inevitabili spese di procedura.
Il pignoramento del conto corrente all’estero: ecco i passaggi
Visto brevemente il caso standard, è possibile approfondire il caso del pignoramento del conto corrente all’estero. Partendo dal presupposto fondamentale per il quale ogni cittadino è tenuto a rispondere dei propri debiti con qualsiasi bene di sua proprietà, per risarcire un creditore anche i conti all’estero possono essere pignorati.
Dal punto di vista giuridico, quindi, non esistono problemi: il pignoramento del conto estero è previsto e normato. Ciononostante, un creditore può comunque incontrare delle difficoltà, le quali possono essere superate solamente grazie alla competenza di esperte agenzie specializzate nel recupero di crediti internazionali.
Per dare il via al pignoramento del conto all’estero è infatti necessario essere a conoscenza dell’effettiva esistenza del conto corrente in questione, nonché della sua esatta ubicazione: nessuno di questi due elementi può essere dato per scontato. Non è raro, infatti, imbattersi in debitori che non hanno aggiornato il Fisco circa il proprio conto corrente oltre confine: in caso contrario, sarebbe sufficiente rivolgersi a un ufficiale giudiziario per l’individuazione della somma depositata in una baca estera.
Difficilmente il debitore che non ha già effettuato la debita denuncia al Fisco sarà disposto a rivelare all’ufficiale giudiziario l’esistenza di un conto all’estero, rendendo così particolarmente difficile l’operazione al creditore.
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